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Articolo di Quotidiano Arte inerente a Firmato il Decreto che equiparati i titoli rilasciati dalle SAF. Cosa cambia ora per i restauratori? Lo abbiamo chiesto a Laura Baratin

Prof. Baratin*, nelle scorse settimane il Ministro per i beni e le attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, e la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli hanno firmato il decreto che conclude il percorso di equiparazione dei diplomi rilasciati dalle scuole statali di restauro (le SAF Scuole di Alta Formazione): può spiegarci cosa cambia ora rispetto al passato e quale saranno le prospettive di lavoro nel futuro prossimo per i professionisti del restauro?Il 20 dicembre 2017 la Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli e il Ministro per i beni e le attività culturali e del turismo, Dario Franceschini hanno firmato il decreto per l’equiparazione dei diplomi rilasciati dalle Scuole di Alta Formazione e di Studio dell’Istituto Centrale per il Restauro, dell’Opificio delle Pietre Dure, della Scuola per il restauro del mosaico di Ravenna e dell’Istituto Centrale per la Patologia del Libro al diploma di laurea magistrale a ciclo unico in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali – Classe LMR/02 secondo il DM del 2 marzo 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 139 del 17 giugno 2011. Il D.I. n. 564 del 20/12/2017 è stato trasmesso agli organi di controllo per la sua successiva registrazione, secondo il consueto iter legislativo. Con questo atto tutti coloro che sono in possesso del diploma conseguito prima del 2009 ed in possesso del diploma di scuola media superiore, sono finalmente equiparati alla laurea magistrale a ciclo unico in conservazione e restauro dei Beni Culturali. Si è completato dunque un percorso per il riconoscimento di un titolo di studio, da non confondere con la qualifica professionale che riguarda altri aspetti, parliamo dell’articolo 182 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 e successive modificazioni, concernente la disciplina transitoria del conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore di beni culturali e di collaboratore restauratore, di cui sono ben note tutte le vicende e che non ha nulla a che vedere con i titoli di studio. Come affermato dai due ministri questo decreto rappresenta la conclusione di un percorso importante riconoscendo “il valore dell’alta formazione culturale di qualità in tutte le sue declinazioni” e, in particolare, il percorso formativo fornito dalle scuole del MiBACT nel restauro, modello per tutte le istituzioni che sostengono questo rilevante settore formativo, quali Università, Accademie e alcuni Enti privati. Rispetto al passato si può dire, sia un atto dovuto che riconosce, il merito ai diplomati delle Scuole statali del MiBACT che tanto hanno contribuito alla diffusione del restauro a livello nazionale e internazionale. Rispetto al futuro per le prospettive di lavoro non cambia nulla, perché il titolo di studio non entra nel merito della qualifica professionale, che rimane un ulteriore passaggio regolato da una disciplina transitoria, iter che tutti auspichiamo prima o poi possa arrivare ad una conclusione. Si fa notare, infatti, che in attesa della fine di questa transitorietà, anche i giovani laureati nella classe LMR/02, che ormai sono più di 500, sia che provengano dalle SAF, dalle Università o dalle Accademie, pur avendo una laurea abilitante ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004, non compaiono in nessun elenco del MiBACT e quindi non sono ancora riconosciuti come professionisti. Nei requisiti dei concorsi, quando sono richiesti i titoli di studio, già ora compare “un’equiparazione” tra la laurea della nuova classe e i diplomi delle Scuole del MiBACT, quindi non c’è un cambiamento significativo legato agli aspetti lavorativi e professionali, maeto, è più un gius riconoscimento del valore del percorso formativo svolto nel passato. Ad oggi le istituzioni accreditate dalla Commissione MiBACT-MIUR che preparano i restauratori, sono ormai più di 27 su tutto il territorio nazionale e la docenza, per i laboratori di restauro, è nella maggior parte dei casi docenza a contratto, secondo determinati requisiti stabiliti dall’art.3 del DM n. 87 del 2009, ma senza nessuna stabilità, né prospettive a lungo termine, né tanto meno possibilità di sviluppare ricerca all’interno delle istituzioni in cui viene coinvolta se non in termini del tutto casuali. Si fa notare che in questi corsi circa un terzo dei crediti formativi (mediamente 100 sui 300 richiesti alla fine del ciclo quinquennale) riguardano proprio le attività di restauro con un monte ore nettamente superiore alla parte strettamente teorica. A questo proposito, in una prospettiva futura, utile alla formazione in questo settore, così importante per la salvaguardia del patrimonio culturale, questo riconoscimento potrebbe essere considerato come uno degli elementi caratterizzanti per la definizione del ruolo della docenza professionalizzante, con la creazione di un settore disciplinare adeguato, attualmente mancante.

Sorgente: Articolo di Quotidiano Arte inerente a Firmato il Decreto che equiparati i titoli rilasciati dalle SAF. Cosa cambia ora per i restauratori? Lo abbiamo chiesto a Laura Baratin

Grazie per il commento, buon proseguimento