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Manutenzione dell’opera

Per la conservazione di un’opera é importante, oltre al restauro, anche una pratica regolare di interventi di manutenzione.
Alcuni interventi ci aiutano a preservare nel tempo l’opera, che sia o meno restaurata:

– accurata e costante spolveratura,
– periodico trattamento protettivo superficiale,
– verifica e controllo di tutte le sue funzionalità,
– controllo del clima ambientale.


Purtroppo non è ancora acquisita una pratica di manutenzione regolare ed assistiamo ad interventi di restauro, anche costosi, su opere che poi vengono lasciate a se stesse, senza la minima attenzione al loro mantenimento.

Da una parte le carenze di fondi delle committenze non consente loro di intervenire, dall’altra la trascuratezza del problema fa si che difficilmente si possano reperire sponsor per tali finanziamenti: il restauro, anche se costoso, è senza dubbio più spettacolare di interventi manutentivi quasi invisibili.
Difficilmente chi desidera promozione, notorietà o qualsiasi altro tipo di ritorno economico/visibilità, sarà disponibile a finanziare tali progetti, nonostante abbiano un costo relativamente basso.

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manutenzione di un mobile restaurato di recente

Il nostro mobile è stato restaurato, … e adesso …? Poche abitudini di manutenzione e attenzioni ci aiuteranno a preservarlo a lungo.

Un mobile durante il restauro viene, di solito, lucidato con gommalacca (una resina originata dal connubio di una cocciniglia su un particolare tipo di pianta presente nell’Asia meridionale) sciolta in alcoli etilico ed isopropilico, applicata con tampone di lana e tela di lino. manutenzione opera

Successivamente può essere eseguito un trattamento protettivo, uno strato di cera microcristallina, tipo Amber, oppure con una pappina di cere di api e carnauba.

Suggerimenti per una costante manutenzione:

  • Non appoggiare cose calde: i trattamenti applicati non sono resistenti alle alte temperature, potrebbero modificarsi generando patine biancastre, o “bollire”, con un effetto di squamatura superficiale.

Un uso costante di sottopentole o sottopiatti lo mantiene nel tempo alle condizion attuali.

Si intendono temperature piuttosto alte, superiori ai 40°, piuttosto eccezionali, dal momento che la pietanza, anche se appena cotta, viene posto in un piatto di ceramica, elemento questo non immediatamente riscaldabile.

Non a caso l’elemento più pericoloso, consommé o brodi, si utilizza costantemente con un sottopiatto.

  • Attenzione ai bicchieri contenenti bevande alcoliche, essendo l’alcol il solvente dei prodotti usati per la lucidatura, il suo contatto potrebbe interagire con la patina superficiale provocandone un degradamento.
  • Ristagni di liquidi: le superfici lucidate sono teoricamente impermeabili, tuttavia, il permanere su di esse di liquidi, in particolare l’acqua, può far si che riesca a penetrare in microfessure e pori del legno, macchiandolo.

manutenzionePer la pulitura:
qualsiasi tipo di sporco o macchia superficiale è asportabile con panno o spugna inumidita; in caso di persistenza, provare con spugna (non abrasiva) e detersivo per piatti, sciacquando accuratamente ed asciugando.

Mantenimento:
si può intervenire periodicamente (una-due volte l’anno) passando un po’ di cera per mobili con panno, asportandone accuratamente gli eccessi.

Porre attenzione alle condizioni climatiche dell’abitazione; in inverno con i riscaldamenti moderni si raggiungono spesso valori di umidità relativa inferiori al 40%, questo fenomeno è dannoso non solo per i mobili in legno, ma anche per noi umani e gli animali domestici.

Si può ovviare con aerazione dei locali, ed utilizzando umidificatori. Un’attenzione, minima e costante aiuta a preservare nelle migliori condizioni il mobile per periodi molto lunghi.

manutenzione per un mobile appena restaurato.

 

 

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Luce e sue influenze sulle opere

La luce è un insieme di radiazioni che costituisce una fonte di energia.

Concentrazione ed eccessi di radiazioni luminose possono modificare sostanzialmente le condizioni microclimatiche ambientali, con conseguente innesco di processi di degrado.

la luce provoca l'ingiallimento gommalacca
Ingiallimento di film di gommalacca

la luce può sbiancare i colori.
Sbianchimento colori

Tutte le casalinghe sanno che i raggi solari diretti sulle superfici di mobili ne provocano, con il tempo, l’ingiallimento; le tende alle finestre servono proprio come filtro di tali radiazioni.

Film di lucidatura, composti da gomme, prevalentemente gommalacca, sottoposti ai raggi ultravioletti, tendono ad indurirsi, screpolare ed ingiallire.

pulitura parziale e rimozione di sbianchimenti.
La parte destra, evidenzia lo sbianchimento del film protettivo.

Effetto della luce sui colori

Anche i pigmenti delle pitture rischiano di degradarsi se esposti a fonti luminose troppo forti, sia naturali che artificiali.

Molti di questi, utilizzati già nell’antico Egitto, sono derivati dal piombo, un metallo che ha anche una lieve conducibilità elettrica, ed i suoi derivati possiedono spesso una reattività piuttosto significativa:

– biacca, carbonato basico di piombo, (PbCO3)2⋅ Pb(OH)2,

– antimoniato di piombo, Pb3(SbO4)2, giallo Napoli,

– minio, Pb3O4, rosso,

sono molto reattivi a luce, anidride carbonica, solfati e solforati presenti nell’aria, con conseguenti viraggi al marrone, grigio antracite, sbiancamenti.

Uno studio dell’Università di Antwerp in Belgio, pubblicato recentemente, descrive i risultati ottenuti dall’analisi di un piccolo campione di rosso prelevato dal dipinto “Covone sotto un cielo nuvoloso” di Van Gogh, conservato presso il Kröller-Müller Museum.

I ricercatori, dopo aver individuato un sale di piombo mai notato in precedenza, hanno proposto una reazione chimica che porta il minio a perdere il suo colore rosso sotto l’influenza della luce e dell’anidride carbonica:

l’irradiazione luminosa crea spostamenti di elettroni dalla banda di valenza alla banda di conduzione nel rosso di piombo, che é un semiconduttore.

Questo meccanismo avvia una riduzione del pigmento a PbO.

Successivamente viene assorbita progressivamente la CO2 dall’aria o da altri prodotti di degrado del legante dalla pittura ad olio.

Questo forma plumbonacrite come prodotto intermedio che é poi convertito in idrocerussite e poi cerussite (carbonato di piombo) su ulteriore assorbimento di CO2.

Questi prodotti di degradazione sono bianchi.

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manutenzione restauro

Lacche orientali, restauro e conservazione

Le lacche orientali, giapponesi o cinesi, sono tecniche e materiali che non rientrano nelle nostre conoscenze abituali.

Il mantenere un’abitudine ad incrementare le nostre conoscenze ed una pratica costante di aggiornamento e documentazione costanti, possono aiutarci.

Il restauro di oggetti orientali laccati comporta diversi interrogativi ed difficoltà di esecuzione.

lacche orientali: tavolini giapponesi.
Tavolini ad incastro in lacca.

In Estremo Oriente, Cina e Giappone, utilizzavano l'”urushi”, una linfa viscosa estratta dalla corteccia del Rhus verniciflua, purificata e raffinata.

Si preparavano le tavole con una prima stesura di tale resina mista terre argillose.

Dopo accurata levigatura si iniziava a stendere vari strati, intervallando con processi di levigatura, di resina ed ossido di ferro.

Al termine si otteneva una superficie brillante, uniforme di colore nero.

Con miscele di resina e pigmenti si procedeva ad eseguire i disegni.

Le dorature venivano realizzate spargendo polveri metalliche (oro, argento, ottone) su resina fresca, lavorandole con pennellini adatti.

paravento in lacca orientale.Per ottenere i colori, la resina veniva miscelata con cinabro (rosso) o orpimento (solfuro di arsenico) per i gialli ed i verdi.

Per poter intervenire su oggetti a lacche cinesi o giapponesi, dobbiamo partire da queste conoscenze di base.

Attenzioni negli interventi su lacche orientali.

La resina, costituente la base delle lacche orientali, reagisce con tutti i solventi polari, dando origine a spiacevoli sbianchimenti.

Eventuali puliture dovremo eseguirle meccanicamente, con bisturi, spazzole morbide o, eventualmente abrasivi leggeri.

Possiamo ottenere degli ottimi risultati di ritocco cromatico con colori a vernice procedendo con velature successive.

Le difficoltà maggiori le incontriamo se dobbiamo eseguire delle lucidature localizzate: le gomme che si usano abitualmente hanno solventi alcolici, incompatibili con le lacche, inoltre altererebbero le cromìe, non essendo completamente trasparenti.

Risultati soddisfacenti si possono avere con passaggi successivi e levigature con laropal (soluzione commerciale: “vernice finale 033” di “Antares”) finendo con vari passaggi di regalrez 1026 (“vernice finale 075” sempre di “Antares”), resine a basso peso molecolare, in altre parole, costituite da polimeri molto piccoli che con l’evaporazione del solvente tendono a livellarsi ed a riempire le microasperità superficiali.

Per la levigatura si possono usare tamponi con polvere di carbon fossile o pietra pomice.