Ricorderemo il 2019 come l’annus horribilis del volontariato come sostituto del lavoro qualificato. Adesso c’è anche un ente statale che sancisce ufficialmente che i volontarî sono economicamente più convenienti dei professionisti.
Fino a non molto tempo fa, pochi avrebbero ammesso che il finto volontariato nei beni culturali è ritenuto un ottimo strumento per sostituire il lavoro stabile e pagato in caso di necessità. E quasi nessuno, ovviamente, lo avrebbe messo per iscritto. Era soprattutto un argomento da corridoio: quando capitava d’incrociare un funzionario o un direttore in qualche mostra o durante una visita al museo e si finiva in argomento, il refrain era all’incirca sempre lo stesso: “non abbiamo risorse per permetterci di assumere personale professionale, quindi dobbiamo utilizzare i volontarî”. Bene: ci ricorderemo di questo 2019 come l’anno in cui è caduto anche quest’ultimo tabù: adesso non ci si nasconde più dietro un dito, e il fatto che il settore abbia un estremo bisogno di manodopera gratuita per colmare le lacune di personale non è più una realtà che tutti conoscono ma che pochi vogliono accettare. Adesso è una necessità che è stata messa nero su bianco in un atto ufficiale.