Le lacche orientali, giapponesi o cinesi, sono tecniche e materiali che non rientrano nelle nostre conoscenze abituali.
Il mantenere un’abitudine ad incrementare le nostre conoscenze ed una pratica costante di aggiornamento e documentazione costanti, possono aiutarci.
Il restauro di oggetti orientali laccati comporta diversi interrogativi ed difficoltà di esecuzione.

In Estremo Oriente, Cina e Giappone, utilizzavano l'”urushi”, una linfa viscosa estratta dalla corteccia del Rhus verniciflua, purificata e raffinata.
Si preparavano le tavole con una prima stesura di tale resina mista terre argillose.
Dopo accurata levigatura si iniziava a stendere vari strati, intervallando con processi di levigatura, di resina ed ossido di ferro.
Al termine si otteneva una superficie brillante, uniforme di colore nero.
Con miscele di resina e pigmenti si procedeva ad eseguire i disegni.
Le dorature venivano realizzate spargendo polveri metalliche (oro, argento, ottone) su resina fresca, lavorandole con pennellini adatti.
Per ottenere i colori, la resina veniva miscelata con cinabro (rosso) o orpimento (solfuro di arsenico) per i gialli ed i verdi.
Per poter intervenire su oggetti a lacche cinesi o giapponesi, dobbiamo partire da queste conoscenze di base.
Attenzioni negli interventi su lacche orientali.
La resina, costituente la base delle lacche orientali, reagisce con tutti i solventi polari, dando origine a spiacevoli sbianchimenti.
Eventuali puliture dovremo eseguirle meccanicamente, con bisturi, spazzole morbide o, eventualmente abrasivi leggeri.
Possiamo ottenere degli ottimi risultati di ritocco cromatico con colori a vernice procedendo con velature successive.
Le difficoltà maggiori le incontriamo se dobbiamo eseguire delle lucidature localizzate: le gomme che si usano abitualmente hanno solventi alcolici, incompatibili con le lacche, inoltre altererebbero le cromìe, non essendo completamente trasparenti.
Risultati soddisfacenti si possono avere con passaggi successivi e levigature con laropal (soluzione commerciale: “vernice finale 033” di “Antares”) finendo con vari passaggi di regalrez 1026 (“vernice finale 075” sempre di “Antares”), resine a basso peso molecolare, in altre parole, costituite da polimeri molto piccoli che con l’evaporazione del solvente tendono a livellarsi ed a riempire le microasperità superficiali.
Per la levigatura si possono usare tamponi con polvere di carbon fossile o pietra pomice.
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